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La città, retta col filo di ferro

FORMIA Lo spunto dell’urbanista Luigi Di Cola tra analisi e proposte

La città retta col filo di ferro

Formia, retta con il filo di ferro. Ed ora manca solo lo schotch. Ad intervenire denunciando una piccola bruttura presente sul territorio urbano della città è ancora una volta l'architetto Luigi Di Cola esperto di urbanistica, ma anche di gestione del territorio, che nell'ambito delle sue peregrinazioni e dei suoi studi, si è imbattuto in un inestetismo, dal forte impatto visivo. «Può sembrare anacronistico, invece è vero! - scrive Di Cola - A Formia si appendono, purtroppo, con il filo di ferro le targhe in marmo della toponomastica. Dove? All'ingresso della città, ad Est, sulla litoranea, c'è una targa legata con il filo di ferro da anni ad una grata arrugginita». Un piccolo dettaglio che tuttavia risulta rivelatore dell'attenzione minuziosa che l'arredo urbano di una città così vasta richiede. Anche in nome del suo straordinario passato storico e artistico. «Precarietà? Immagine della città? Non riesco a crederci che Formia città di mare, patria dell'architetto Marco Tullio Cicerone, dove molti patrizi romani, immortali e grandi del tempo: Orazio, Catullo, Marziale, Cicerone ed altri vissero, stabilendo la propria residenza abituale e costruendo suntuose ville, protesa verso la realizzazione di un novo e moderno porto turistico, di una pedemontana, del potenziamento dei collegamenti marittimi per le isole flegree e pontine, del ripristino della littorina con la vicina Gaeta, di collegamenti rotatori a diversi livelli, possa perdersi in immagine». Poi, la panoramica dei problemi, si allarga direttamente alla pressione antropica e veicolare che la città subisce nel periodo estivo. «E'normale - aggiunge Di Cola - poi assistere, specialmente durante la bella stagione, al quel continuo migrare di pendolari del mare, a file e file interminabili di moto, di automobili, che si fermano ovunque ed in special modo nei punti di fermo condizionato: ai semafori, dove depositano incuranti tutto: lattine, bottiglie, cartacce, buste di plastica. Se ci si guarda intorno: è discarica a cielo aperto». E la soluzione proposta. Anzi, le soluzioni, articolate e armoniche tra loro che a parere di Di Cola potrebbero rappresentare una prima rispostLa città retta col filo di ferro articolo Luigi Di Colaa efficace ai disagi. «C'è di tutto e di più! Il rimedio? - conclude Di Cola – Vivo in questa città e vorrei, come ho detto altre volte, che fosse logico condizionare quelli che sporcano la città a non farlo. E' semplice, a mio avviso, far capire a chi attraversa il territorio di Formia che non è possibile sporcare. Come? Dando segnali veri e duraturi di un assetto urbano attraverso la sistemazione, su tutta la tratta viaria, da Santa Croce a Vindicio e sulle protezioni della litoranea, (rimuovendo anche la targa fissata con il filo di ferro! di arredi, vasi pensili o a terra pieni di variopinte fioriture stagionali. Formia potrebbe essere come Marsiglia o Rotterdam, come Genova o Livorno, come Trieste che ha spostato a mare il baricentro della città o Ancona che ha come piazze la banchina. Può, avendone le caratteristiche, diventare un luogo di pregio ed interesse turistico e cittadino ed in particolar modo luogo di cultura». Insomma, il futuro, sostiene ragionevolmente Di Cola, passa attraverso i grandi progetti, ma a volte, anche attraverso i piccoli, apparentemente insignificanti dettagli, sintomo, in verità di prassi e mentalità generali.